Villa Albani Torlonia e la sua celebre collezione, con fontane, sculture, scalinate ed affreschi, circondate da un paesaggio al contempo armoniosamente libero e formale, è una sublime testimonianza di unità di ragione e natura.
Nell’ambito dell’innovativo programma di conservazione di Villa Albani Torlonia, di particolare rilievo sono le attività di restauro e di valorizzazione del giardino storico. I progetti di ripristino del Giardino degli Aromi, secondo i disegni settecenteschi dell’incisore e cartografo Giovanni Battista Nolli (1701-1756) e la reintegrazione dei bossi del giardino all’italiana con le talee delle piante storiche originali allevate in vivaio negli ultimi anni, sono il recente esempio di una gestione etica, basata sulla ricerca storica e filologica, sviluppata con metodi biologici.
L’obiettivo è adottare una condotta che favorisca la formazione di equilibri duraturi tra la fauna e la flora, per il mantenimento della biodiversità nel parco di Villa Albani Torlonia. Ne sono un esempio il piano di miglioramento del terreno con la somministrazione di prodotti a base di funghi e batteri, la concimazione con humus di lombrico e fertilizzanti organici, limitando il più possibile l’utilizzo di additivi o prodotti chimici e il controllo dei parassiti delle piante attraverso insetti antagonisti come le coccinelle che vengono liberate periodicamente per favorire la riproduzione e creare popolazioni stanziali. La gestione dei prati spontanei è studiata per agevolare la presenza delle api selvatiche che rappresentano un prezioso indicatore biologico offrendo un contributo al controllo di insetti sinantropici pericolosi.
Un parco storico ma anche biologico che possa rappresentare, oggi, quegli ideali di unicità e bellezza di cui Villa Albani Torlonia è stata da sempre un modello. Otto ettari disegnati da “percorsi emozionali”: tra il Casino Nobile e, dalla parte opposta del Giardino all’Italiana, l’emiciclo della Kaffeehaus, statue, bassorilievi e fontane incastonate tra i vari edifici della Villa (il Tempio di Diana, il Tempio delle Cariatidi, il Canopo, il Tempietto diruto e la camera del Biliardo) che si sviluppa come un vasto complesso architettonico, in una comprensione corale di ambienti, paesaggi e opere d’arte che vivono nel giardino come se qui possano essere eternamente riscoperte.
Una narrazione studiata in ogni dettaglio, riflessione su temi antichi ispirata alle ville della Roma imperiale per educare ed emozionare il visitatore il cui sguardo, dal grande cancello sulla via Salaria, spazia “dai Monti Sabini ai Colli Albani” seguendo i due assi prospettici principali che suddividono il parco; originariamente un’ampia distesa di campagna coltivata a vite, arricchita da una lecceta per il rifornimento di legna e disegnata con un lieve pendio e terrazzamenti, livellata seguendo i rifornimenti idrici, attraverso ingenti lavori resi complessi dalle innumerevoli gallerie sotterraneepresenti nell’area fin dall’antichità.
La Villa, tra le più alte espressioni di quel gusto antiquario, tra Rococò e Neoclassicismo, per cui Roma diviene la meta privilegiata del Grand Tour, fu realizzata tra il 1747 e il 1763, su disegno dell’architetto Carlo Marchionni (1702-1786) per accogliere la prestigiosa raccolta di antichità del cardinale Alessandro Albani (1692-1779), nipote di papa Clemente XI. Magnifica cornice di erudite discussioni, concerti, danze e commedie mascherate per il cosiddetto ‘Cenacolo di Villa Albani’, il progetto nacque dal fecondo dialogo con figure di rilievo quali il grande incisore e cartografo Giovanni Battista Nolli (1701-1756) per la sistemazione del parco, Angelo Strigini per la realizzazione del sistema di fontane, Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) ed ‘il padre’ della storia dell’arte moderna, Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), bibliotecario e confidente del cardinale per l’allestimento dei mille e cinquecento pezzi della collezione.
Il bosco di alberi ad alto fusto e pini domestici, oggi tra i più antichi di Roma, accoglie gli ospiti che scendono lungo i viali di lecci e la siepe di bosso sottostante scandita da erme; verso il Piazzale della Stella, allora dominato da un obelisco egizio quale primo omaggio alla più antica delle civiltà, fino all’ampio e ordinato parterre. Sistemato in aiuole per linee parallele riunite al centro dalla Fontana dei Facchini, una grande vasca sostenuta da quattro atlanti (oggi esposti al Louvre), il disegno di bossi punteggiato di rose, sale verso le esplanade laterali, un tempo vigna ornata da fontane barocche da un lato e dal giardino degli aromi dall’altro, con gli agrumi in vaso ed il frutteto oggi ricordati dai grandi cedri e dalle magnolie, piantati dall’arco trionfale della fontana della camera del Bigliardo fino al Tempietto diruto “…finta rovina realizzata con l’assemblaggio di frammenti antichi, divertissement che diverrà un arredo modello per le altre grandi ville romane sistemate in epoca neoclassica…” (Alberta Campitelli)
“Il giardino come luogo del rimpatrio dello spirito dal secolare” (R.Assunto) è un succedersi di diverse ‘idee di giardino’ e quindi pittorici paesaggi che dalla grande scalea conducono al Casino Nobile, fucina culturale più che abitazione, creato secondo un preciso disegno unitario e con lo spirito enciclopedico di voler mostrare tutta l’arte conosciuta all’epoca.
La Fondazione Torlonia nasce, nel 2014, per volere del Principe Alessandro Torlonia (1925 – 2017), con lo scopo di preservare e promuovere la Collezione Torlonia, la più importante collezione privata di sculture greco-romane al mondo e Villa Albani Torlonia, tra le più alte espressioni di gusto settecentesco: “patrimonio culturale della Famiglia per l’umanità” da tramandare alle generazioni future.